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Carmelo Blandino, 1966 | Abstract Symbolism painter

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My works are entrusted with the messages of Ages, created to impart healing and creative inspiration through beauty”.


Born to Sicilian parents in Tübingen, Germany, and with a childhood spent in the cities of Montreal and Modica, Sicily, Carmelo Blandino’s life journey has spanned continents and oceans.
It has now brought him to the US, where he has studios and residences in both Connecticut and Wisconsin. Blandino grows his inspirational vocabulary by taking the essentialness of Home to each and every place he has made his bed, wherever he has set up easel and wielded paintbrush.





Blandino studied art and design in Montreal and enjoyed success as freelance illustrator to advertising agencies, designers and architects. A next step, borne of both logic and calling, demanded that Blandino turn his focus on the creation of his own artistic legacy.
The result is a fast growing, ever-morphing, highly personal and spiritually guided oeuvre. Informed heavily by Blandino’s multicultural heritage and imbued with a sensual, expressionistic exuberance, Carmelo’s paintings are renowned for their immediacy and intensity - colour, movement, and combustible forms display elemental deconstruction, rebuilt into alluring visions of harmonious appeal.
The transcendental narrative, which lies at the heart of Carmelo’s work, is achieved via a symbolic abstraction of the flowers, landscapes, and faces, he renders.
These images speak intimately and empathically, brilliant manifestations of what Blandino calls his "unconscious to unconscious communication".






Carmelo’s paintings have been featured in galleries in NYC, Palm Beach and Naples, in Carmel, Indiana, Atlanta and in Milwaukee, as well as in Stockholm, Toronto and Montreal.
His works have been acquired by the Brenau Museum in Gainseville Georgia and exhibited at the Baker Museum in Naples.
With an avid following of not only collectors but also student artists, Blandino pays forward his gifts as teacher and guide, conducting workshops in drawing and painting.
In homage to his forefathers and in service to a deeply held personal mantra, Carmelo Blandino endeavors as artist to speak through his work - heart to hand, then to the eye, then on into very the heart of the beholder.







































Nato da genitori siciliani a Tübingen, in Germania e cresciuto nella città culturalmente carica di Montreal, Quebec, Carmelo Blandino ha studiato arte e design al college locale della città ed ha iniziato una carriera di successo come illustratore freelance, lavorando con architetti, designer ed agenzie pubblicitarie.
Nel 2002, Blandino sposta la sua attenzione al mondo dell'arte.
Oggi, i suoi quadri sono esposti a New York, Palm Beach, Napoli, Stoccolma, Calgary, Vancouver, Toronto e la sua amata Montreal.
Ha diretto laboratori estivi a Von Liebig Art Center di Napoli, in Florida, ed ha insegnato disegno per molti anni al Dawson College di Montreal per puoi stabilirsi a Napoli della Florida, dove attualmente vive.







Emilio Greco | Figurative sculptor

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Emilio Greco born (1913-1995), Italian sculptor and draughtsman, mainly of female figures and portrait busts.
Born in Catania, Sicily. At the age of thirteen entered the workshop of a stone mason, learning to carve crosses and figures for cemeteries; also began making sculpture on his own account and studied briefly at the Palermo Academy 1934.




Settled in 1943 in Rome and had his first one-man exhibition at the Galleria Il Cortile there in 1946.
Professor of sculpture at the Licevo Artistico, Rome, 1948-52, at the Carrara Academy 1952-5, the Naples Academy 1955-67 and from 1966 at the Academy in Rome./div>
Won the competition for the design of the monument to Pinocchio in Collodi 1953 and the City of Venice sculpture prize at the 1956 Venice Biennale.
His monumental works also include three new bronze doors for Orvieto Cathedral 1959-64 and a monument to Pope John XXIII for St Peter's in the Vatican 1965-6. Lives in Rome. | © Ronald Alley, Catalogue of the Tate Gallery's Collection of Modern Art

































































Greco, Emilio - Figlio di Giuseppe e di Domenica Sambuco nacque a Catania l'11 ott. 1913.
Le scarne notizie sugli anni di formazione del G. ci riportano a un contesto di dignitosa povertà familiare che condiziona da subito le scelte essenziali di vita e di lavoro: frequentate le scuole primarie e le classi di avviamento tecnico, in seguito a una grave malattia del padre che in qualche modo riversava su di lui gli oneri familiari, il giovane G. dai tredici anni si ritrovò dapprima garzone scalpellino nel laboratorio Zagarelli, specializzato in monumenti funerari, e poi factotum in un'"impresa" (quella dell'architetto Giovanni Formica) che appaltava i pochi incarichi di tipo artistico di cui sentiva necessità la Comunità catanese dell'epoca, dalla creazione di monumenti all'intrapresa di restauro di vecchi edifici "storici".
Si ha notizia di una figura di plorante in marmo e di statue di angeli, sempre per cimiteri, e di ritratti, forse ancora da rintracciare; il G. produsse anche un calco da modello "vivente", una Vittoria alata per un monumento ai caduti; la sua opera si esplicò inoltre nel restauro della chiesa madre di Carlentini, mentre a un periodo più avanzato si data il Monumento ad Antonino di San Giuliano a Villasmundo, un paesino vicino a Catania (1936).

Memorie di questo tirocinio legato alle necessità di sopravvivenza elementare si ritrovano, filtrate da pudica trasfigurazione venata di riserbo e nostalgia, nelle pagine di tono dichiaratamente letterario stese dall'artista negli anni della sua maturità, che per altro non ci forniscono adeguate precisazioni sulla tipologia dell'apprendistato. La caratteristica più significativa che sembrerebbe emergere da quel tirocinio, cioè il processo di sbozzatura "in levare" tipico della scultura in pietra che doveva essere il presupposto dei lavori cemeteriali, di fatto non ebbe seguito nell'attività più nota dell'artista maturo, che procedette sempre per modellazione "in porre", in creta e plastilina, destinata alla fusione bronzea; una tecnica secondo la quale egli avrebbe operato con una stupefacente sofisticata abilità manuale che, par di capire, il giovane G. potrebbe aver sviluppato in esercizi diuturni fino all'ossessione, ma da perfetto autodidatta; pur se è giocoforza ipotizzare contatti formativi, almeno sugli elementi essenziali del mestiere (modellazione e più ancora, forse, esercizio grafico), con qualche operatore locale, anche se non professionista in senso stretto.


La prima notizia di un inquadramento professionale secondo norma riguarda gli esami di idoneità all'Accademia di Palermo, ove si presentò da privatista nel 1934 con la finalità specifica di acquisire un pezzo di carta che gli consentisse di seguire il corso ufficiali nella carriera militare, in cui, dopo il primo servizio regolare di diciotto mesi a Palermo (1934-35), doveva successivamente trovarsi coinvolto a lungo in interminabili chiamate, in occasione della campagna d'Africa, prima, e quindi della seconda guerra mondiale, con l'effetto di sradicarlo dalla sua Sicilia.


Ricorda in un'intervista: "giunse la guerra d'Africa e fui richiamato, […] poi nel '38 mi richiamarono per un corso di istruzione da radiotelegrafista e rimasi sotto le armi (Sicilia e Albania) fino alla morte di mio fratello (lui pure militare, rimasto ucciso in Africa nel 1942).
Fui congedato solo per alcuni mesi perché mi richiamarono di nuovo ed ebbi la sorte di essere assegnato (a Roma dal maggio 1943) allo spolettificio del regio esercito, con il grado di sottotenente e per alcuni mesi beneficiai di una minestra calda tutti i giorni; con l'armistizio dell'otto settembre (1943) dovetti nascondermi, in una casa di Passeggiata di Ripetta, senza un soldo e con tutte le difficoltà che lascio immaginare, perché i tedeschi avevano ordinato il trasferimento dell'ufficio tecnico a Firenze […] Quando arrivarono gli americani ero ridotto pelle e ossa; mi presentai al "Rest Camp" della croce rossa; feci sketch per i militari alleati" (in Luisi).

Il non più giovane militare-scultore si arrangiava a sbarcare il lunario eseguendo ritratti veloci agli ufficiali e a qualche nobildonna della buona società (in creta, formato mignon, per economia).

La terracotta, come materiale, e il ritratto, quale genere, saranno caratteristiche predominanti della prima attività professionale del G., che nel clima precario del dopoguerra riusciva a organizzarsi dal gennaio 1947 uno studio a villa Massimo (i locali dell'antica Accademia tedesca erano stati assegnati per diversi lotti a pittori e scultori, che vi crearono una pittoresca "comunità" dall'aura bohémienne: ricorderemo M. Mazzacurati, P. Consagra, R. Guttuso).
Dopo defatiganti tentativi riuscì a inserirsi poi nel sistema dell'insegnamento pubblico, divenendo dapprima assistente di Q. Ruggeri al liceo artistico di via Ripetta (concorso per titoli), ove rimase dal 1948 al 1952, per passare successivamente alla cattedra di scultura presso l'Accademia di Carrara, come titolare dall'ottobre 1952, raggiungendo finalmente una sicurezza economica di base. Gli sviluppi successivi della "carriera accademica" videro il G. per lunghi anni a Napoli (1955-67) e infine a Roma, ove fu trasferito nell'ottobre 1967 e tenne l'insegnamento di scultura con coscienziosa dedizione fino al 1975, quasi a compensazione del tirocinio scolastico che a lui era mancato.

In effetti i fatti salienti della vita del G., superata la fase dura della formazione, strettamente condizionata oltretutto dalle vicende della guerra, furono poi scanditi essenzialmente dall'attività di plasticatore via via affermato e celebrato, ancorato fermamente all'ambiente romano (anche negli anni dell'insegnamento napoletano si spostava settimanalmente dalla capitale, da pendolare), ma aperto dinamicamente ai contatti internazionali, esplicitati e rafforzati da periodici viaggi (per altro sempre legati al suo lavoro, soprattutto per esposizioni) e alla fine anche da prestigiosi incarichi di insegnamento.

Nel 1959-60 fu professore aggiunto presso l'Akademie der bildenden Künste di Monaco di Baviera e nell'estate del 1961 tenne il corso di scultura all'Internationale Sommerakademie di Salisburgo, chiamatovi da Oscar Kokoschka.
Sul fronte delle trasferte "estere", che il G. avrebbe ricordato poi come significative e stimolanti, bisognerà segnalare un viaggio di due settimane a Parigi nell'aprile 1947 (compagni i coniugi Monachesi e, più giovani e avventurosi, A. Perilli e P. Dorazio), un soggiorno a Londra nel 1952, i viaggi fra Germania e Austria nel 1960-61, un nuovo viaggio a Parigi e quello in Grecia nel 1966.

Nel 1967 un lungo viaggio a Teheran avrebbe dovuto preludere all'istituzione di una scuola di scultura e alla creazione di opere "faraoniche" per la corte iraniana; ma il G. fece di tutto perché la cosa si perdesse nel nulla. Non così con il Giappone, ove, a partire dal 1971 (quando vi si recò per una mostra tournée trionfale), si creò un vero mito-fortuna per il G., culminante nell'istituzione del museo all'aria aperta di Hakone (1800 m2) e in una sostenuta richiesta di mercato, tanto di bronzi quanto di grafica.

Negli anni maturi si registrano un viaggio in Egitto nel 1974 e un soggiorno in Russia nell'estate nel 1979 con un'esposizione di grande respiro al Puškin di Mosca e all'Ermitage di Leningrado.

Per il resto, le stagioni del G. sono scandite dalle opere scultorie, spesso di dimensioni rilevanti e di forte impatto monumentale, non di rado di commissione "ufficiale" e di funzione pubblica, non senza vivaci contrasti e altrettanto calorosi consensi, e dalle diverse esposizioni, personali e collettive, piuttosto fitte nel sesto e settimo decennio, via via diradate nella stagione matura.

La prima presenza significativa a una rassegna di portata non locale si registra alla IV Quadriennale romana nel 1944, ove il G. espose due terrecotte, di cui una venne acquistata per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma (l'Omino del 1939); sulla linea delle mostre personali occorrerà attendere il 1946, quando presentò a Roma alla galleria del Secolo una considerevole serie di terrecotte, diversi gessi, un Lottatore in cemento, la prima edizione della Pattinatrice e parecchi disegni. Pressoché nullo fu il ritorno economico; mentre fu forte l'attenzione critica, fra gli altri, di F. Bellonzi (autore della presentazione in catalogo), che insieme con C.L. Ragghianti, sarebbe stato il lettore più assiduo dell'opera del G., sostenuto anche, a partire dai primi anni Cinquanta, dall'amichevole attenzione di L. Sciascia.

Nello spazioso e gelido studio di villa Massimo dal 1947 si definiscono lentamente le tipologie dell'immaginario grechiano, evocazioni di improbabili antichi romani, tutt'altro che eroici, accanto a lottatori, pattinatrici, ciclisti, animali del quotidiano contadino (il bove monolitico e il cavallo morto), ove lentamente si andò isolando una particolare sigla di donna idealizzata fra sofisticati stilemi classici, colti e raffinati, e sottili seduzioni di cronaca attuale.

I documenti plastici della prima stagione (fino al sesto decennio) dichiarano una scaltrita lettura della coroplastica etrusca e della ritrattistica imperiale romana (la cui terragna solidità è bilanciata idealmente dalla conoscenza delle fluide eleganze delle Veneri ellenistiche), su cui si innestano presto le curiosità più attuali relative alla plastica martiniana (presenza ingombrante per ogni avventura del primo Novecento), ma già interpretata in lezione meno assoluta e clamante da P. Fazzini e già percorsa dalle inquietudini delle nuove sperimentazioni europee.
I volumi larghi e il rigore geometrizzante di invenzioni come il Bove e i Lottatori precisano proprio le intenzioni antillustrative del G., intento, fra 1947 e 1948, a definire i termini di un linguaggio asciutto ed essenziale che investe anche la sintesi ritrattistica (Testa d'uomo della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e Testa d'uomo della Galleria d'arte moderna di Milano, terrecotte), che trapassa naturalmente da accenti di morbido pittoricismo a cesure di ruvida essenzialità materica.

Per necessità di concentrazione formale ed emotiva il G. tende da subito a eliminare i pretesti aneddotici e perfino le suggestioni narrative puntando a soluzioni rigidamente iconiche anche quando vuole evocare avvenimenti contingenti o di cronaca. Così un'immagine come il Cavallo morente del 1949 (in collezione privata: Bellonzi, 1962, fig. 9), risulta abbastanza eccezionale e irripetuta tra le invenzioni dello scultore, non solo per l'uso del motivo animalistico in termini di trasposizione simbolico-emotiva di un racconto riferito allusivamente alle recenti vicende storiche, secondo un'antica consuetudine popolare, ma anche per l'uso del rilievo scabro e geometrizzato, atto a rievocare tensione e sofferenza.
Ben presto gli strumenti espressivi del G., passando a opere di dimensioni via via più significative, portano a una concentrazione evocativa dell'immagine essenziale e allusiva, oltre le referenze descrittive, definendo un'icona ideale della donna moderna, sensuale ed elegante, ma al contempo sottilmente inquieta e vulnerabile.
Le sinuose torsioni del corpo, le deformazioni scaltrite delle gambe, delle braccia, del busto, che si offrono in volumi torniti alla luce avvolgente, forniscono un'interpretazione eccezionale dell'ideale di bellezza classica, filtrata attraverso il rovello della malinconia di tempi non più idillici, fra consapevolezza e disincanto.

Le soluzioni formali che piegano tendenzialmente i profili a una sofisticata declinazione delle curve verso la linea ideale di un ovale, spesso obliquo, astrattizzante pur nella raffinata, naturalissima docilità dei profili, nell'armonica delicatezza delle cadenze volumetriche e negli affusolati trapassi delle superfici, da un lato evocano la cerebrale assolutezza definitoria della cultura manieristica, la sua suprema capacità illusiva nella vitalità mimetica della materia duttile e morbida, dall'altro registrano gli scarti imprevisti di una sensibilità espressiva meno solare e contemplativa, laddove (ma è soprattutto nell'evoluzione più tarda del motivo) le superfici registrarono un progressivo sfaldamento della risonanza luminosa.

Il motivo emblematico del nudo muliebre, che nella stagione feconda della maturità si scioglie nelle sigle variate delle ellissi e delle serpentine oppure nella cesura serrata di una subsfera, all'inizio si poneva per vero con accenti di più risentita espressività, addirittura in cadenze neogotiche (come ebbe a rilevare quasi in presa diretta Bellonzi), che in qualche modo interpretavano pur in chiave evocativa quel forte richiamo alla realtà (benché mitizzato secondo la lezione straniante di A. Martini) documentato dalle terrecotte dell'immediato dopoguerra e ribadito da una serie di vigorosi ritratti. Si ricordano, oltre alle prove "alla romana" delle teste maschili, le note pungenti e perfino grottesche della Anziana signora del Civico Museo Revoltella di Trieste e successivamente le secchezze della Massese (Wakefield, City Art Gallery) e la vivacità traboccante della Lia (Firenze, Galleria d'arte moderna). In effetti nella Figura seduta, sia nella prima versione del 1949 (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), sia in quella notevolmente più dilatata del 1951 (Londra, Tate Gallery), l'elaborazione formale astratteggiante è estremamente rilevante rispetto alla proposizione naturalistica iniziale e costringe i volumi in bozzoli serrati e chiusi: si noti l'appiattimento a stiacciato delle mani e dell'avambraccio nel ritmo delle modulazioni arrotondate delle superfici, che oppone un serrato involucro plastico all'assalto della luce, senza alcun intenerimento epidermico di tipo impressionistico. Ma pur in questi rigorosi chiasmi di masse tornite, controllate come ideali solidi geometrici, una sottile tensione erotica prefigura quell'"irruenza vittoriosa della femminilità" che è il contenuto distintivo della plastica matura del Greco.

Dopo le prove di articolazione ritmica, puntuta e stirata del Grande nudo (collezione privata: Bellonzi, 1962, fig. 14), una terracotta del 1952 di impianto modiglianesco reinventato secondo le cesure della scomposizione cubista e i riassemblaggi della ritmica arpiana, il G. sigla la sua sintesi più sofisticata nella Grande bagnante del 1956, un bronzo monumentale di oltre due metri elegante come una tanagra ellenistica, ma imperiosamente solida come la quintessenza della natura vitale (esemplari a Roma, Galleria nazionale d'arte moderna, alla Tate Gallery di Londra, ad Anversa, a Tokyo).

Di nuovo l'architettura delle forme e l'inquisizione perspicua dello spazio restano le linee portanti della composizione secondo una molteplicità tanto imprevedibile quanto disciplinata in una potenzialità solo accennata.

Sotto il profilo illustrativo, rispetto alle prove precedenti, siamo passati dalla penombra di uno studio, dall'atmosfera protetta di un interno, all'esplosione solare del giardino, nella natura aperta a una visione esposta alla rapina degli sguardi, sicura e quieta come una Venere Anadiomene del mito arcaico reinventato miracolosamente sulle spiagge d'oggi.

Il chiasmo dei volumi si è fuso in una armonica modulazione cilindrica, quasi colonnare, attorno a cui si snoda il contrappunto controllato delle braccia per raccordi fluidi e cesure acute, a triangoli, che sottolinea ulteriormente la potenzialità ferina del personaggio, fascinoso come una pin-up popolare d'oggi, ma decantata in tempi senza storia, in una continuità vivente, indefettibile.

Nel giro di pochi anni il G. elaborò una serie di variazioni su questo tema della bagnante (del 1956-57 è la numero 2: Bruxelles, Musées royaux des beaux-arts; del 1957 la 3: varianti a Parigi, Musée national d'art moderne; Monaco, Neue Pinakothek; Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller; del 1959, la n. 4, a Toronto, Art Gallery of Ontario; bisogna collegare al medesimo motivo anche la Pattinatrice dello stesso anno in collezione privata: Bellonzi, 1962, fig. 47), esplorando le molteplici potenzialità delle movenze del corpo femminile indagate con rattenuto ardore, non privo di abbandono edonistico, fra incanto e passione, muovendosi in un raro equilibrio di sospensione e trasfigurazione, fra illusione e rimpianto, sempre in una misura di stile e ordine geometrico che recupera per naturale armonia i canoni della classicità.
Questi si fanno quasi sigla astratta, imperiosa e altamente retorica, nella gigantesca immagine della Vittoria olimpica (Roma, piazzale del Palazzo dello Sport), celebrativa dei giochi del 1960, risolta per profili dichiaratamente architettonici prima ancora che illustrativi o decorativi, dedotti a cascata dal simbolo della fiaccola, levata in alto, sopra l'articolata tornitura dei partiti plastici, che non rinunciano, pur nell'essenziale strutturazione monumentale, a una vibrante caratterizzazione naturalistica e persino a sottili notazioni psicologiche nell'incanto del sorriso pacioso e divertito.

La linea lirico-contemplativa della bagnante ci ha condotti ben avanti nell'analisi del lavoro del G., che proprio per invenzioni di quel tipo trovava una consacrazione internazionale alla Biennale di Venezia nel 1956 (gran premio per la scultura) e che per vero aveva segnato tappe significative anche in altre motivazioni, tutt'altro che scontate. Prima del riconoscimento veneziano, infatti, il nome del G. era balzato violentemente agli onori delle cronache per la rumorosa polemica sviluppatasi attorno alle vicende del Monumento a Pinocchio ideato per l'omonimo parco di Collodi. Il bando di concorso risale ai primi mesi del 1953; il G. vi partecipò all'ultimo, su sollecitudine di E. Carli, solo quando intuitivamente comprese di poter risolvere per traslati squisitamente plastico-spaziali il minuto realismo della fiaba.
Proprio lo stacco netto, felicemente emblematico, dalle consuetudini aneddotiche degli illustratori scolastici doveva essere la causa di più pertinace resistenza all'invenzione proposta dal Greco. Soltanto dopo vivaci polemiche e molte difficoltà, dovute anche alla mancanza di fondi per far fronte all'espandersi del progetto complessivo, l'impresa andò in porto, offrendo ai bambini una felice trasposizione dell'invenzione fiabesca, colta nella metamorfosi del protagonista nell'amorevole immedesimazione della madre e nella partecipazione dinamica delle forze naturali.

La composizione, infatti, si snoda su un gioco sottile di spirali che si generano dai tralicci armonici di un tronco cavo per finire nei rimandi puntuti delle articolazioni del burattino a quelle falcate della fata per concludersi nel volo rattenuto di un colombo-gabbiano; una scultura fatta più di vuoti dinamici che non di masse plastiche, di trafori luminosi più che di materie solide; il racconto fiabesco si fa pretesto per un'elegiaca reinvenzione della natura, madre-grembo primordiale, ma anche luogo ideale di fantasmi animati in un bosco magico nel cangiantismo vibrante delle luci e delle ombre.
Mai quanto in questa felice invenzione per il luogo deputato della fantasia infantile il G. ha declinato expressis verbis la sua accorta rilettura delle grammatiche dell'avanguardia (da O. Zadkine ad A. Pevsner a H. Moore), in una dialettica nient'affatto riduttiva o meccanica, che punta esplicitamente alla decantazione formale contro i condizionamenti del naturalismo illustrativo e i laccioli della verisimiglianza; dove invero la formidabile consapevolezza dei ritmi spaziali e della consistenza scultoria, costituzionali all'invenzione narrativa, può permettersi il liberissimo gioco di trafori luminosi, di spiragli e riflessi, che direttamente generano l'immagine, prima ancora d'esserne motivati per necessità espressiva.

Se il sesto decennio è connotato dalle invenzioni libere e fluenti nella luce e soprattutto dall'icona fiorente della donna, dell'adolescente in boccio, turgida di rattenuto erotismo, appena appena sfiorato da un velo misterioso di malizia, gli anni Sessanta si connotano decisamente per le grandi imprese narrative di commissione ecclesiastica che piegano l'invenzione a notevoli adeguamenti formali e tecnici.

Primi in ordine di tempo vengono i quattro altorilievi per la chiesa sull'autostrada del sole a Firenze (progetto di G. Michelucci) realizzati fra il 1960-1961: Martirio di s. Giustina, S. Ambrogio assediato nella basilica Porzia, S. Geminiano resuscita la figlia di Gioviano, La messa di s. Ilario di Poitiers.

I pretesti iconografici sono addensati dal G. in fulcri di forte pregnanza emotiva, come in grandi pale d'altare di valore simbolico e celebrativo prima che narrativo e storico, dove le figure a grandezza naturale si assestano in una calibrata trama di ombre e di luci che sommuovono drammaticamente lo schema rettangolare, nella cui cornice ideale esse si contrappongono in complesse geometrie di vuoti e di pieni (nelle scene di Giustina e di Ambrogio fa da fulcro un "pieno" plastico; al contrario nel Geminiano e nell'Ilario le figure si assestano prospetticamente su un "vuoto").

In qualche modo la sintassi compositiva impone per addizione, in un'accorta regia melodrammatica, una serie di invenzioni tridimensionali in un continuum sapientemente armonico, ma senza mutarne la prepotente individualità singola, materiata di forte risonanza plastica, che non esita a riproporre quasi in citazioni letterali l'eco di consolidate invenzioni figurative, pittoriche e scultorie, dal mondo classico ellenistico al grande repertorio cristiano, dal Medioevo al barocco; l'indefinitezza formale della chiesa-tenda fiorentina suggeriva in qualche modo questo esercizio di riproposizione iconografica complessa e questo multiplo aggancio storicistico.

Ben più filtrato e culturalmente affinato è l'approccio al contesto storico nel momento in cui il G. affronta il problema del completamento della facciata del duomo di Orvieto, per la quale gli si chiede l'esecuzione delle porte in bronzo.


I primi contatti risalgono al 1962 e i lavori si svolgono celermente per i primi rilievi, proseguendo poi con diverse difficoltà e meticolose verifiche, arrivando a conclusione nel 1964; nel frattempo però era scoppiato un vero e proprio putiferio, con larga risonanza nei mass media, che investiva in generale il tema degli interventi moderni sui monumenti antichi oltre il problema specifico della facciata orvietana; una polemica motivata soprattutto da accanite animosità fra accademici e funzionari (nel caso specifico nettissima e acre fu la contrapposizione fra C.L. Ragghianti e C. Brandi).
Di fatto le imposte bronzee del G. rimasero in quarantena all'interno dell'edificio sacro fino al 1970, quando finalmente furono messe in opera, in perfetta sintonia con il monumento antico, per vero già molto rielaborato lungo i secoli.

Proprio i valori chiaroscurali dell'eccezionale manufatto gotico, sia nelle valenze strettamente architettoniche che sottolineano le strombature profonde che conducono alle porte, sia, secondo una logica in qualche modo opposta, nell'estrema delicatezza dei rilievi di L. Maitani e dei maestri coevi, furono gli elementi che allertarono sin dall'inizio la sensibilità dello scultore, imponendogli un arduo equilibrio fra le esigenze della consistenza plastica (e non meramente grafica) in una proposizione spaziale di tal fatta e l'assonanza con i rilievi marmorei esistenti sui pilastri, tenendo presente che i nuovi manufatti sarebbero venuti a collocarsi come in uno sfondato, messi a fuoco dal degradare delle colonnine tortili dello strombo (profondo in realtà circa 3 metri).

Il robusto rilievo già sperimentato a Firenze si appiattisce allora al limite della percezione in penombra, fuso in un continuum narrativo che omologa in un tutt'uno spaziale i diversi spunti narrativi, in un flusso ondoso che ha la pausa più nitidamente percepibile nella grata geometrica della visita ai carcerati da parte di papa Giovanni XXIII (il tema complessivo della raffigurazione è quello delle opere di misericordia).

Solo osservando da vicino la scultura, al di fuori dunque delle coordinate ambientali complessive, isolata di fatto dai manufatti preesistenti (plastici e architettonici), si riesce a valutare il complesso lavorio di modellazione sulle superfici per sensibilizzarle al flusso dinamico delle luci; lo scultore si è messo a punto uno strumento particolare (un robusto mazzuolo in legno) con cui interviene con ostentata brutalità sulle stesure in modo da creare accidentalità alla luce, vibrazioni e rilievi materici: in qualche modo viene parafrasando gli effetti grezzi della pietra (in contrasto alla naturale durezza metallica del bronzo) per non entrare in assonanza competitiva con la levigata politezza della trina marmorea gotica.

Nelle due porte laterali, poi, questo motivo della sbozzatura invade totalmente lo specchio disponibile trasformandosi in sfondo vibrante rispetto alle figure di angeli contrapposti che assolvono il compito funzionale di maniglioni.

L'effetto più immediato della lavorazione a tasselli assomiglia in qualche modo alle vibrazioni materiche degli antichi mosaici a stesura libera e grezza le cui tessere rispondono in modo diverso all'incidenza della luce, mentre la composizione fortemente coordinata dei racconti figurati, costruiti rigidamente su una griglia a quadrati e rettangoli, concentra in un fuoco centrale la visione senza dispersione alcuna (o contaminazione indesiderata) verso le partiture antiche (o pseudo tali) della facciata.

L'altra grande impresa monumentale del settimo decennio vede all'opera il G. per la basilica vaticana, ove nel 1967 venne collocato il suo Monumento funebre a papa Giovanni XXIII. Ancora un rilievo di grandi dimensioni che riprende i temi della carità impersonati dal popolare pontefice, sulla cui figura massiccia in movimento verso i derelitti si coordina la composizione, nitidamente partita in campi quasi geometrici nella parte bassa, terrena, sfumata, invece, in un brulichio indefinito di moti e di gesti nella parte superiore, come nella "gloria" delle antiche pale d'altare. A differenza dei rilievi orvietani i gorghi d'ombra contrastano vivacemente i volumi plastici conferendo ai protagonisti, in un insieme quasi inelegante, un risentimento materico e una caratterizzazione realistica piuttosto eccezionale per la poetica del Greco.

In realtà, con il procedere degli anni, la trasfigurazione elegiaca, tipica della visione lirica e sognante del G., ha lasciato il passo a una definizione più graffiante (e spesso impietosa) dei caratteri. Minori sono le concessioni alle modulazioni eleganti e sofisticate che sottendono sempre, ma come risentite e contrastate, alle variazioni sui nudi femminili e sulle bagnanti (di queste i numeri 6 e 7, di fragrante vitalità, sono del settimo decennio); spiccano le soluzioni, in qualche modo complementari, della figura raccolta e chiusa della donna accoccolata (ultime versioni in grande del 1968 e del 1973) e, all'opposto, di quella serpentinata (Memoria dell'estate del 1979) che sviluppa il modulo della pattinatrice. Anche il tema domestico della donna seduta registra varianti di edonistica floridezza (Grande figura seduta del 1969), che mostra il lungo percorso del G. dalla gracilità ingenua della terracotta naturalistica del 1944 (La chiromante), che aveva generato il motivo, ma anche dalla rarefazione stilnovista delle invenzioni dei primi anni Cinquanta.


Opere come quelle esposte all'Ermitage, la Grande figura seduta del 1969 e la Grande figura accoccolata n. 4 del 1973, e la Grande pattinatrice n. 2 di Hakone illustrano con estrema immediatezza l'empito vitalistico della fantasia grechiana, il suo fluido naturalismo, quasi alla Gemito, verrebbe da dire, commisurato però sulla tensione estrema della forma e su un'accortissima compromissione fra eleganza illusiva e consistenza strutturale, ove viene comunque ribadita l'essenza della sua poetica nella duplice valenza spazio-temporale (geometrie di volumi, come astrazione intellettuale e insieme trasmutazione di volumi nello spazio come marchio del tempo, sensibilità come recupero dinamico della storia incarnata nell'individuo).

Si può concedere che per naturale maturazione l'immagine archetipa di questa simbologia abbia perso l'acerbo incanto delle invenzioni giovanili (ci si riferisce soprattutto alle opere dei primi anni Cinquanta), ma indubbiamente resta una testimonianza vigorosa di quella resistenza all'iconoclastia del segno e della materia che contraddistingue la linea "classica" della scultura italiana del XX secolo e conferma quella "visione erotica del mondo […] attraverso la quale il mondo viene restituito alla sua oggettività" secondo la chiave di lettura suggerita da Sciascia (1971, p. 20).
Come ribadiscono anche i ritratti, particolarmente numerosi negli ultimi anni di attività (e quasi tutti femminili) graffianti e felini, tutti nervi più che epidermide, quintessenza di vitalità e di sicurezza, e come ribadiscono soprattutto le centinaia e centinaia di prove grafiche (disegni, acqueforti, litografie quasi sempre sul tema della figura femminile) che lungo tutta l'attività del G., anzi con un crescendo eccezionale nella maturità e nella vecchiaia, si presentano con spiccata autonomia quali componenti essenziali del discorso poetico, con una dedizione tanto scoperta, con una tale plenitudine di gioia come di tristezza, di sensualità come di struggimento da delineare un vero e proprio "canzoniere" poetico (sui temi eterni dell'amore, non di rado presagio di morte), che potrebbe autonomamente sussistere anche senza la controparte strettamente plastica: addirittura in continuità emotiva ed espressiva più cogente.

Per intendere appieno la personalità del G., a completamento delle notizie essenziali sull'opera figurativa bisognerà accennare anche alla produzione di poesie e prose che egli venne stendendo già a partire dagli anni della giovinezza (alcune anticipazioni nella Fiera letteraria e un'edizione minuscola nei primi anni Cinquanta: Poesie, Milano 1952), ma che accettò di divulgare più ampiamente solo negli anni estremi della sua vita (L'oro antico delle vigne, Roma 1978, Appunti di una vita, Palermo 1980, Memoria dell'estate, Bologna 1980, Dall'antica voce, Milano 1985), riscuotendo significativi consensi, come dimostra l'attenzione, tra gli altri, di G. Caproni, G. Giudici, C. Bo, Sciascia ancora: gli apprezzamenti possono essere sintetizzati nel giudizio di Spagnoletti: "una creazione rapinosa, e validamente poetica" (premessa a Memoria dell'estate). Il G. morì a Roma il 4 apr. 1995. | Carlo Pirovano © Treccani, Dizionario biografico degli italiani










Alex Bertaina, 1963 | Venice painting

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"Maybe my sky and my sea are united, as our existence,
between transport towards nature and departure from it and they shall treat these wounds" - Alex Bertaina


Alex Bertaina is an Italian painter, born in Turin. He lives and work in Cuneo, in North West Italy.
- "I am an autodidact painter. Since I was a child drawing has been to me a prime channel of expression, I remember that at school I enjoyed drawing pictures from the incomprehensible scribbling made by my classmates.





At the beginning I met the late Marco Lattes, who helped me to correct my watercolourist’s gaps. In the 1980s I attended many impromptus, where I received flattering awards and where I was able to deal with different art forms and artists in depth.
In the early 1990's I had almost a close pictorial association with my friend Pierpaolo Giraudo with whom I shared a trip to the Aosta Valley in search of picturesque views.
Since 1995 I have expanded my views to the north of Italy, where while participating to various national competitions I met several critics including Professor Umberto Zechariah, who presented my first monograph.



In 2001, I met Jean Louis Droit, a French art dealer, whom opened for me the European scene. Since then it has been a succession of shows!
In 2014 I met the art dealer Andrew Hillier and this spring I landed to England where I expose the Hillier Gallery in Stratford upon Avon.
Recently, Lawson Bell invited me to exhibit in his gallery Bell Fine Art in Winchester.
In 2015, I was invited to participate as a Art Master at Art Revolution Taipei 2015" - Alex Bertaina

































































- Sono nato a Torino e vivo e lavoro a Cuneo.
Mi sono formato auto didatticamente. Fin da bambino il disegno per me è stato un canale espressivo di primordine, ricordo che a scuola mi divertiva trarre immagini da scarabocchi incomprensibili fatti dai miei compagni. Agli esordi ho conosciuto il rimpianto Marco Lattes, che mi aiutò a correggere le mie lacune acquerellistiche.
Negli anni 80 ho partecipato a numerose estemporanee, dove ho ottenuto lusinghieri riconoscimenti ed ho potuto confrontarmi con diverse espressioni artistiche e artisti di spessore.
Nei primi anni 90 avevo stretto quasi un sodalizio pittorico con l'amico Pierpaolo Giraudo col quale ho condiviso un viaggio in Val dAosta alla ricerca di suggestivi scorci.
Dal 1995 ho allargato il mio panorama al nord d'Italia, dove partecipando a vari concorsi nazionali ho conosciuto diversi critici tra i quali il prof. Umberto Zaccaria, che ha presentato la mia prima monografia.
Nel 2001 ho incontrato Jean Louis Droit, mercante d'arte francese, il quale mi ha esteso il panorama oltralpe. Da allora è stato tutto un susseguirsi di esibizioni!
Dal 2014 grazie ad Andrew Hillier sono approdato nel Regno Unito dove espongo alla Hillier Gallery di Stratford upon Avon. Recentemente Lawson Bell mi ha invitato ad esporre nella sua galleria Bell Fine Art a Winchester.
Il prossimo anno parteciperò come maestro invitato a Art Revolution Taipei 2015 - Alex Bertaina.

Premi speciali
  • Medaglia d'Argento S.S. Giovanni Paolo II, Martinsicuro (TE) 1997.
  • Premio Giovane Pittore Emergente, Rimini 1998.
Primi premi
  • Martiniana Po (CN) 1989;
  • Moretta 1990, Cinaglio 1990;
  • Montechiaro d’Asti 1992, Chiusano (AT) 1992, S.Albano Stura (CN) 1992;
  • Ceriale (SV) 1993, Cosio D’Arroscia (IM) 1993, Carrù (CN) 1993;
  • Concorso Naz. Arma CC. Roma 1994;
  • Miroglio (CN) 1995, Roccaforte M.vì (CN) 1995, Borgo; S. Dalmazzo (CN) 1995, Mondovì (CN) 1995;
  • Neive (CN) 1996, Trinità (CN) 1996;
  • Pianezza (TO) 1997;
  • Galleria Abaco Torino 1998, Contea Bormio (miniquadro) (SO) 1998;
  • Torrile (PR) 1998, Strambino (TO) 1998, Morozzo (CN) 1998;
  • Ceriale (SV) 1999, S.Stefano Belbo (CN) 1999;
  • Chiari (BS) 2000, Stellanello (SV) 2000;
  • Bonvicino (CN) 2001, Villanova Mondovì (CN) 2001; Stellanello (SV) 2001;
  • Alba (CN) Premio Pinot Gallizio 2002;
  • Morozzo (CN) 2004;
  • Frassineto Po (AL) 2005.






Johan Messely, 1927 | The Secret Gardens

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Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely is a painter from Belgium. Johan Messely grew up in the artistic world of his father Paul Messely, also a painter, who served as his great example and motivation. After his studies into technical engineering and later photography, Johan settled as a proffessional photographer in Menen, Belgium, but eventually decided to turn painting from being just a hobby into his main occupation.


Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan aims to create scenes in which the subtle play between light and shadow takes the central stage.
His oil paintings are sunny and colourful, and depict optimism and the joy of life. They can be descibed as figurative art, but with an impressionistic touch. Apart from oil on canvas.
Johan also has a passion for pastel, in which he depicts the woman in a natural pause. Again here, the combination of light and shadow are an important part of his work.

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens



Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens


Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens

Johan Messely 1927 | Belgian painter | The Secret Gardens











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Johan Messely è un pittore Belga, cresciuto nel mondo artistico di suo padre Paul Messely, che era anche lui un pittore.
Johan ha completato i suoi studi in ingegneria tecnica e poi ha fatto il suo corso di fotografia. Si è poi stabilito come fotografo professionista a Menen, Belgio.
Ma era più incline alla pittura e in seguito il suo hobby "pittura" si trasformò nella sua attività principale. Nei quadri di Johan luce e ombra gioca un ruolo molto importante.
Le scene create da lui raffigurano la felicità, la gioia e l'ottimismo della vita.
I suoi dipinti sono stati definiti "arte figurativa con un tocco impressionista". Ama dipingere con vari mezzi, ma si specializza in olio e ha la passione per i pastelli.



Loui Jover, 1967 | Abstract /Surrealist painter

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Loui Jover is an Australian based painter with a unique style of art. He basically uses ink on pages from vintage books to create eye-catching and emotionally charged images of women’s faces. His images also incorporate couples in intensely emotional states. His works have been hailed as truly creative and emotional. As an avid artist who draws every single day creating books of cartoons and drawings, Loui has travelled extensively all over Europe and Asia.


Exhibitions
Loui Jover has held many group and collective shows, he is recognized for his three successful solo exhibitions. His first solo exhibition was in 1996 in Sydney at the Rocks Cove Authority Gallery which was followed by a second solo exhibition a few months later at the Gold Coast arts Center in Queensland. He held his third solo exhibition in 1997 in Sydney at the Moulton Galleries. He has not been very active on the art-scene since 1998 but continues to draw as a full time artist in Queensland Australia where he lives with his wife Fee and daughter Jazz.





































"Dipingo, disegno, e lo faccio tutti i giorni".

Loui Jover, pittore europeo emigrato in Australia, dipinge su fragili pagine di libri d'epoca per creare immagini emotivamente cariche di volti di donne accattivanti.
L’artista ritrae scene melanconiche che risaltano notevolmente sulle pagine ingiallite.
Lui stesso dice che "c’è un senso di fragilità in queste immagini che trovo interessante (come se il vento potesse soffiarle via in qualsiasi momento) e la mano che disegna rigide linee nere contro l’intricata selva di parole stampate nelle pagine del libro offre una strana fusione e profondità" e che "il significato di ciascuna illustrazione può essere interpretabile dall'osservatore e dalla propria immaginazione".



Damian Tirado, 1960 | Fashion Designer /Sculptor

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Damian Tirado was born in Caracas, Venezuela. An autodidact, Damian Triado has been passionate about painting and drawing since childhood.
He continued his studies at the school of Fine Arts "Cristobal de Rojas" in Caracas, and then began his career as a freelance visual artist. He has worked in theater world as a decorative painter and a makeup artist.






He has also worked as a fashion illustrator for major retailers including, "L'Oreal-Schwarzkopf", "Rembrandt Cosmetics", and the association "Intercoiffure Venezuela", he will also be interpreting the creations of the couturier Guy MELLIET.
At 24 years old, he was offered a position as a professor of drawing and fashion at the drawing academies "Las Mercédès" and "Brivil".
He taught fashion drawing for 12 years in Caracas.
In 1999 he left for Europe where he lived in; Warsaw, Poland; Hamburg, Germany; and then finally in France.





Looking for space, he discovered the charm of Bresse du Jura where he installed his home workshop to invest his time in teaching the visual arts, and creation.
For this eclectic artist, the expression of art is not final, but extremely malleable; thus, he chooses to reject labels.
He says that he doesn't belong to any particular trend, instead he expresses himself through an open visual language. Damian exhibits both in France, and abroad.














  • Trophée Galerie Art and Miss Paris salon d’automne Mairie de Coubron 2014;
  • 2ème prix de l’Institut Européens des Arts contemporains 2014 Chemin des Arts Toutry 2014;
  • Médaille d’Or peinture Chemin de la culture internationale Toutry 2014;
  • Prix de L’œuvre 2014 pour Huile/toile «Mexicanissima» 132x130cm 35 ème Salon de la haute loire au Puy en Velay 2014;
  • Exposition permanente au Musée de l’imprimerie 2014;
  • Grand prix de BARBIZON «ACADEMIE JACQUES BOITIAT» 2013;
  • Prix Public du Salon du Printemps à Rillieux-La-Pape 2013;
  • Prix honorifique Edouard Vuillard 2012 pour la peinture «Rendez vous à Manhattan» 105x151 cm;
  • Sociétaire Salon d’Hivers à Lyon;
  • Cotation Drouot en 2012;
  • Entre dans le Cercle des Artistes Européens 2012;
  • Vente au Musée Municipale de Louhans Peinture/ toile «Visite au Musée» 2012;
  • 1er Prix sculpture Chemin des Arts and de la Culture Internationale Toutry octobre 2011;
  • Premier Prix au Concours internationale de Maquillage Corporel à Bogota (Colombie) 1995.
Exposition permanente
  • Barbara Coloma Art Gallery 39, Grande Rue, Barbizon 77630 and Musée municiple de l’imprimerie Louhans 71580.












































Damian Tirado è nato a Caracas, Venezuela.
Autodidatta, appassionato di disegno e pittura fin da bambino, egli continuerà la sua formazione presso la Scuola di Belle Arti "Cristobal Rojas di Caracas".
Ha iniziato la sua carriera di artista visivo e lavorato come pittore e decoratore freelance, truccatore nel mondo del teatro e della moda e come illustratore con i principali rivenditori di "L' Oreal - Schwarzkopf", "Rembrandt Comestique", federazione "Intercoiffure Venezuela", sarà anche l'interprete delle creazioni di Guy Couturier Melliet.
A 24 anni, l'Accademie "Las Mercedes"e la "Brivil"gli offrirono le cattedre di design di moda.
Ha insegnato a Caracas per 12 anni il fashion design.
Nel 1999 parte per l'Europa dove rimarrà a Varsavia, in Polonia, in Germania, ad Amburgo e poi in Francia.
Damian Tirado sostiene di non appartenere a nessuna tendenza artistica in particolare, lui ama esprimersi attraverso ad un linguaggio libero.






Pierre-Auguste Renoir | The Umbrellas, 1881-1886 | Art in Detail

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Renoir's 'Umbrellas' shows a bustling Paris street in the rain. The composition of the painting does not focus on the centre of the picture which is a tangle of hands. It even cuts of figures at either edge like a photographic snapshot. This kind of unconventional arrangement was something that several of the Impressionists, including Renoir and Degas, enjoyed experimenting with.







The work is particularly intriguing in that it shows the artist at two separate points in his career, the second of which was a moment of crisis as he fundamentally reconsidered his painting style.
When he began 'The Umbrellas' in 1880-1, Renoir was still using the typically loose brushwork and bright, pure colours of the Impressionist movement - the sort of technique he employed in 'The Skiff (La Yole)'.
During the early 1880s, he became increasingly disillusioned with the Impressionist technique.
He began to look back to more traditional art: the drawings of Ingres and the 'purity and grandeur' of classical art.
Returning to 'The Umbrellas', he repainted the figure on the left in a crisper style, using a more muted palette.
The rapid changes in women's fashions allow us to date the second stage of the painting to 1885-6. | © The National Gallery, London













Gli ombrelli è un dipinto a olio su tela (180x115 cm) realizzato tra il 1881-1886 circa dal pittore francese Pierre-Auguste Renoir. È conservato nella National Gallery di Londra.
Renoir lavorò circa 5 anni a questa tela, fatto che si può riscontrare sia nella scarsa uniformità dei vestiti, sia nella differenza di tecnica utilizzata tra il lato destro e quello sinistro del quadro.
Il lato destro si può attribuire ad un "primo" Renoir, più rivoluzionario e impressionista, come si può vedere nel volto della bambina.
Il lato sinistro è di un Renoir che si ravvede delle proprie scelte stilistiche e sul finire della sua carriera ritorna ad una pittura più accademica, come si può notare nel volto della signora e negli ombrelli a destra.
Si può quindi dedurre che la parte sinistra del quadro è stata dipinta successivamente alla destra.




Christine Peloquin | Abstract Portrait /Figurative painter

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Christine Peloquin is a 2-D mixed media artist who has been selling her artwork for 30 years. She is currently showing her work at Arts on Douglas Gallery in New Smyrna Beach, Bennett Galleries in Knoxville, TN, and Studio E Gallery in Palm Beach Gardens.
She has also shown in numerous galleries around the country including Atelier Galleries in Asheville, NC and Charleston, SC, Matre Gallery, Atlanta, GA, Longstreth-Goldberg Gallery in Naples, Hanson Gallery, Knoxville, TN, Loretta Goodwin Gallery, Birmingham, AL, Blue Gallery, Kansas City, MO, Orlando Museum of Art Gift Shop and Kristal Gallery, Sugarbush, VT to name a few.






The majority of her artwork is drawing and painting on fabric and paper collage.
The subjects range from faces and figures of women and children to landscapes, nature scenes and abstracts.
All the pieces begin with fabric and paper collage arranged, sewn and adhered to wood panels.
The collages consist of any of the following; antique cloths, contemporary fabrics, antique dictionary pages, old children’s school books, atlases, architectural plans, wallpaper, tablecloths, napkins, lace, buttons, flowers, leaves and any variety of papers and 2D found objects.
Over the collages, the drawings are done in charcoal and the work is painted with acrylics and mediums.






" - The joy in this process of collaging, drawing and painting is the instinctual choices of rendering and harmonizing what I will cover up and what I will leave to be revealed.
I believe that we are spiritual beings having a human experience, and that underneath each personality is a collective story and life energy- the soul. I try to mimic these layers of personality, story, energy and spirit with layers of drawing, painting and collage.. My faces and figures are not about portraiture in the sense of capturing a likeness. They are about capturing an essence.
My intention is to weave an autobiographical tapestry invoking and addressing universal issues such as philosophy, spirituality, sexuality, motherhood and self-awareness. Most of the titles come from appropriate words found in the collage. I believe that art and life are always about becoming more conscious, more aware, and more of yourself. For me, this includes life as an artist, a woman and a mother.
I have been proud to call myself an artist since the age of three. I am so grateful for all the people who have collected my work through the years. I am continually amazed and thrilled when I think about my work hanging in so many homes. They are testaments to the power of art that the creative life that brings me so much joy continues to ripple through the world making people feel happy". Christine lives and works in Eustis" - Christine Peloquin.







































Nikolay Reznichenko, 1958 | Surrealist Figurative painter

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Russian painterНиколай Резниченко was born Saratov region. Throughout his life he has had various experiences and occupations which have enriched him, in a variety of ways, as an artist, and made him what he presently is. After graduating from an art college, Николай entered nautical one in Kerch. He was on his military duty in Kiev, afterwards there followed the period of studying architecture and arts in Krasnodar.



From 1982 Николай had lived in Kostomuksha, town of Karelia, north-west region of Russia neighboring with Finland, where he was involved into construction works. He also used to teach painting and graphic in the local school. It was in Karelia in 1986 where his first exhibition took place. Its success determined his works getting involved into many other exhibitions.
To a considerable extent his art was influenced by the art of orthodox icon, originally, when he used to deal with reproductions for books, and subsequently, when he had direct experience of working with icons and restoring them.















































































Il pittore RussoНиколай Резниченко / Nikolay Reznichenko è nato a Saratov, regione della Russia, nel 1958.
Dal 1982 Nikolay ha vissuto in Carelia (Russia), dove ha insegnato pittura e grafica. Qui nel 1986 ha avuto luogo sua prima mostra. Il successo in questa occasione ha determinato il futuro successo delle sue opere in molte altre mostre. Nello stesso anno, si trasferisce a St. Petersburg.
Dal 1989 Nikolay Reznichenko è membro della Free Arts Association, dove partecipa stabilmente in tutte le mostre.
La sua arte è influenzata dalla pittura iconografica tradizionale ortodossa russa, avendo una esperienza diretta con il restauro delle icone.


Marco Busoni, 1962 | Surreal figure /Plein air painter

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- The focal point of my artistic production is light. Painting and taking photos are two aspects of the same inspiration that I have form natural light in its spectacular and evanescent exhibitions.
In bright and sunny days or just before a thunderstorm brakes, sometimes I feel a compelling need to cache the beauty that I see around me. Photography is cure to this need a hunt made without caring of the heavy weight of my backpack full of lenses, a struggle of technology and passion.



' - I approach painting is the way of Claude Monet and other impressionist: I try to portrait the light cast form the scene to me rather than the objects in the scene.
The first consequence of this approach is that the same subject leads to different paintings when light conditions change, but in many cases the subject of the painting is the light itself, and the scene just a screen to unfold its variety and beauty.
Painting is creating an illusion and I like to display this.
My paintings do not contain photographic detail reproduction but a visible sequence of brush strokes, a pattern of shapes and colours that try to bring an impression of light in to your eye'.



  • Education:
'- I am born in Milan and begin painting at 10 years, and continued during all my scientific studies, following an instinctive need to express myself, I absorbed eagerly every artistic teaching but at that time I mainly discover graphic arts by myself trying many different techniques enjoying particularly watercolours and oil painting.
I graduated in aeronautical engineering at the Polytechnic of Milan in 1992 but artistic vocation overcome me, from 1993-1995 I attended at the graphic art lessons of the Bergognone art school at Lodi.
In these years I consolidated my painting technique and began to paint landscapes en plain air.
In 1995 I come in contact with the association Circolo Ada Negri a group of Artists of Lodi and start to exhibit my work in the collective exhibitions of the association. (July 1995, September 1998, October 1999, October 2000) In this exhibitions I met the estimation of the poet and art critic Luciano Volino which introduced me to a historical art society of Milan "La famiglia artistica Milanese".
There I made my first personal exhibition in June 2003 and after that many collective exhibitions (June 2004, January 2005, January 2006, June 2007) here I knew the famous painter Franco Tarantino that noticed my artwork and help me to organize my second personal exhibition in October 2006.
Franco Tarantino, invited me to the art association "Gruppo Artisitico Forlanini Molu" where I contribute to a prestigious collective exhibition dedicated to flight in December 2006 with the painting "the dynamic of flight" and to the association UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) where I contribute to an important collective exhibition dedicated to peace held in Milan in November 2007.
In autumn 2003 I begin my collaboration with the "Bottega dell'arte" a painting school and art association of Casatenovo.
I participated to their events and weekly meeting.
Major events were I contribute where the collective exhibitions at the Greek temples of Paestum at the "Paestum gallery" in July 2006 and the exhibition in "Mziresr en Brenne" (France) in July 2007 made with plain air paintings made by the artists of the group in the days before the exhibition'.











































































Marco Busoni, nato a Milano, attualmente residente con la famiglia a Usmate, in provincia di Monza e Brianza.
Si laurea in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano nel 1992, ma nel contempo coltiva, e questo a partire da quando aveva solo dieci anni, una grande passione per la pittura, alla quale si accosta usando già da allora l’acquerello e l’olio, tecnica, quest’ultima, nella quale si specializzerà poi in modo particolare negli anni seguenti.






Yannis Koutrikas /Γιάννης Κούτρικας, 1954 | Figurative Expressionist painter

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Greek painter and sculptor Γιάννης Κούτρικας was born in Kalamata. From 1966-1978 he lived in Chicago, USA where studied Biology at the University of Illinois.
On his return to Greece, he studied painting in the National School of Fine Arts in Athens (1982-1987) under the supervision of Dimitris Mytaras. After graduating, he won a scholarship by the State Scholarship Institute for the Ecole Nationale Superieure des Beaux - Arts in Paris.















Moreover, he was a student of Yannis Tsarouhis for seven years and of painter Dimitris Perdikidis for a short period of time.
His themes cover the area of landscape and anthropocentric compositions with an expressionist spirit.

He has presented his works of art in individual exhibitions:
  • Hydrohoos, 1982;
  • Zygos, 1985;
  • K7 Art Gallery, 1986;
  • Thessaloniki, 1988;
  • Andinor, 1989;
  • Chrysothemis, 1990;
  • Titanium, 1993;
  • Ersis, 1995, etc..
and he has also taken part in group exhibitions:
  • Hydrohoos, 1982;
  • Andinor, 1990;
  • Art Gallery of the Municipality of Rhodes, 1994;
  • Art Gallery of the Municipality of Patras, 1994;
  • Ersi, 1997;
  • Metopi, 1997 etc.

His works of art can be found in the Art Gallery of the Municipality of Rhodes, Patras etc.
He is a member of the Chamber of Plastic Arts of Greece (EETE). | Dictionary of Greek Artists, “Melissa” Publishing house, Volume 2, page 317




















































































Lilliana Comes | Symbolist Figurative painter

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Daughter of an artist -her father was a sculptor, painter-, Lilliana Comes graduates from Istituto d’Arte di Napoli “Filippo Palizzi”, where she studies under sculptor Lelio Gelli and painter Enrico Cajati. She has her works displayed in many exhibitions, both individual and collective, in places such as Copenaghen, Berlin, Bern, London, New York, and at the International Boat Show of Qingdao (China) with the Mediterranean series.








With the Domus Artis Gallery of Naples, with whom she had an exclusive contract from 2009-2011, she is a guest at Arte Padova, and Arte Genova where she is met with public approval and gains the attention and interest of many national and international collectors.
In 2014, with Cervino Edizioni d’Arte, she takes part in the project Arte Dubai and in An Art Search in London, 2015.
As an illustrator in the publishing industry, from 2010 she is the author of various covers and illustrations for books and magazines, and among them the illustrations for the article “Migrazione Minorile in Egitto” (“Under-age Migration in Egypt”) on Panorama.
In 2015 she is contacted by the Art Director Giuseppe Giulio, who proposes her for the Fashion for Art project “Benetton wears Lilliana Comes” (Benetton Exhibition in Fiuggi).
Her works are featured in many catalogues and private and public collections.Presently, her critic reviews are curated by art historian Professor Angelo Calabrese.
Her interviews and reviews have been featured on Donna Moderna, Il Mattino, Repubblica, Panorama and Vanity Fire.





The world narrated by Comes is about everyday heroes whose dignity is expressed through the courage to live, despite joy and pain; it is a kind reality, an acceptance of life not with resignation, but with the courage of a kind of humanity that has in itself the capability to evolve. This communicative ability is connected to a talent to traslate in sign the human impression, through a kind of painting that alternates, to the great importance of drawing, an exquisite chromatic search.
Lilliana Comes' ancient and yet modern reality is a light and fascinating suspension of everyday life, so that the soul can understand, through the eyes, how reality, however critical, carries with it the importance of human beings. | Giuseppe Giulio




























Figlia d’arte, grazie al padre scultore, incisore e miniaturista, Lilliana Comes intraprende il suo viaggio nel mondo delle arti visive.
Sin dai primi passi artistici, una istintiva vocazione figurativa motiva la scelta degli studi specialistici: si diploma all’Istituto d’Arte Palizzi di Napoli ed è allieva dello scultore Lelio Gelli e del pittore Enrico Cajati
Numerose sono le sue mostre sia collettive che personali. Le sue opere sono state esposte a Copenaghen, Berlino, Berna, Londra e, con il ciclo “Mediterranean”, all’“International Boat Show” di Qingdao (Cina); ha collaborato con la Domus Artis Gallery (in esclusiva dal 2009 al 2011, con sede Napoli, Londra); è stata ospite ad Arte Padova e Arte Genova raccogliendo consenso di pubblico e catturando l’attenzione e l’interesse di numerosi collezionisti nazionali ed internazionali.
Nel 2013 partecipa con Cervino Edizioni d’Arte al progetto “Arte Dubai” e ad “An Art Search” di Londra 2015.
Illustratrice in campo editoriale,ha curato numerose immagini di copertina ed illustrazioni per libri e riviste, ricordiamo le illustrazioni per l’articolo di Panorama “Migrazione minorile in Egitto” e per l’articolo giornalistico in collaborazione co i fotografi Nicolino Sapio e Walter Scappini. con i quali ha realizzato nel 2014, il progetto editoriale “A vent’anni dal genocidio ruandese”, pubblicato da Cronache Internazionali.
Nell’agosto 2015, l’artista partenopea è protagonista della Fashion for Art “Benetton wears Lilliana Comes”, prima Start up artistica sulle eccellenze italiane con il brand Benetton su Moda, Arte e Cultura (Mostra Evento Benetton a Fiuggi Terme) a cura di Giuseppe Giulio.
Nell’aprile del 2016 viene invitata a Perugia nella prestigiosa sede di Torre Strozzi Centro d’Arte con la personale “Voices in the Moonlight - Parole di Donne”, in occasione della mostra alla cortese attenzione di Mario Pirovano, la sua Pinkart ha avuto modo di conoscere Dario Fo.
Le sue opere sono presenti in numerosi cataloghi e collezioni pubbliche e private.
Attualmente i suoi testi critici sono curati dallo storico dell’arte Prof. Angelo Calabrese.
Suoi post, articoli ed interviste sono diffusi su: Rai Cultura, Donna Moderna, Cronache Internazionali, il Mattino, Repubblica, il Messaggero, Panorama, Vanity Fair, Arte.it, Adnokronos, Onu Italia, Cosmopolitan, Musei Online.






Jack Vettriano / Leonard Cohen | Dance me to the end of love

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Dance me to the wedding now
dance me on and on dance me very tenderly
and dance me very long we’re both of us beneath our love
we’re both of us above
dance me to the end of love
Conducimi alla cerimonia nuziale ora,
conducimi senza fermarti
Conducimi molto teneramente e molto a lungo
Siamo entrambi inferiori al nostro amore,
siamo entrambi superiori
Conducimi fino alla fine dell'amore



Dance me to the children who are asking to be born
dance me through the curtains that our kisses have outworn
raise a tent of shelter now though every thread is torn
dance me to the end of love

Dance me to your beauty with a burning violin
dance me through the panic till I’m gathered safely in
touch me with your naked hand or touch me with your glove
dance me to the end of love…

Conducimi ai bambini che chiedono di nascere
Conducimi attraverso i sipari che i nostri baci hanno logorato
Alza una tenda di difesa ora, anche se ogni filo è lacerato
Conducimi fino alla fine dell'amore

Conducimi fino alla tua bellezza con un violino ardente
Conducimi attraverso il panico finché potrò essere al sicuro
Toccami con le tue mani nude o toccami con il tuo guanto
Conducimi fino alla fine dell'amore...




Jack Vettriano, 1951 | Realist / Figurative / Genre painter

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Born in Fife, Scotland, Jack Vettriano left school at sixteen to become a mining engineer. For his twenty-first birthday, a girlfriend gave him a set of watercolour paints and, from then on, he spent much of his spare time teaching himself to paint.



In 1989, he submitted two paintings to the Royal Scottish Academy’s annual exhibition; both were accepted and sold on the first day. The following year, an equally enthusiastic reaction greeted the three paintings, which he entered for the prestigious Summer Exhibition at London’s Royal Academy and his new life as an artist began from that point on.
Over the last twenty years, interest in Vettriano’s work has grown consistently. There have been sell-out solo exhibitions in Edinburgh, London, Hong Kong and New York.


2004 was an exceptional year in Vettriano’s career; his best known painting, The Singing Butler was sold at Sotheby’s for close to £750,000; he was awarded an OBE for Services to the Visual Arts and was the subject of a South Bank Show documentary, entitled "Jack Vettriano: The People’s Painter".


From 1994-2007, Vettriano was represented by Portland Gallery in London but the relationship ended in June 2007.
In 2008, Vettriano undertook a variety of private projects, including the launch of a new book, Studio Life, and commissions to paint portraits of Sir Jackie Stewart and Zara Phillips, the latter of which was part of a charity fund-raising project for Sport Relief, the experience of which was captured in a documentary broadcast on BBC1 in March 2008.
In 2009, Vettriano was commissioned by the Yacht Club of Monaco to create a series of paintings to mark the centenary of their world famous yacht, Tuiga.
The subsequent exhibition, "Homage a Tuiga", premiered in Monaco as part of Classic Yacht Week in September 2009, before touring to the UK in 2010.


In 2010, an exhibition of over forty new paintings, "Days of Wine and Roses", was officially opened at the Kirkcaldy Museum & Art Gallery in Fife, by First Minister, the Rt Hon Alex Salmond SNP. The exhibition then toured to London, opening at Heartbreak in September 2010.
In December 2011, Vettriano’s self-portrait, "The Weight", went on long-term display at the Scottish National Portrait Gallery in Edinburgh, when it re-opened after a major three-year refurbishment programme.
A major Retrospective exhibition to mark 20 Years of Vettriano’s career, opened at Kelvingrove Art Gallery and Museum, Glasgow on the 21st September 2013 amd ran until 23rd February 2014.
In April 2015, Vettriano established his own publishing company called Jack Vettriano Publishing Limited.





















































































Jack Hoggan, noto come Jack Vettriano (Methil, 17 novembre 1951), è un pittore scozzese di origini italiane, onorato da Elisabetta II d'Inghilterra con l'Ordine dell'Impero Britannico (OBE).
  • Biografia
Cresce nella città industriale di Methil, Scozia. La sua è una famiglia povera: "dovevo dividere un unico letto con mio fratello maggiore" racconta; così il futuro artista è spinto a lavorare fin da ragazzino.
Lasciati gli studi a 16 anni, diviene apprendista minerario e comincia a dipingere negli anni settanta con un set di acquerelli ricevuti in regalo per il suo ventunesimo compleanno.
I suoi primi quadri sono firmati Jack Hoggan e sono più che altro riproduzioni di impressionisti. Dopo quattordici anni riesce ad esibire le sue opere professionalmente.
Nel 1988 si sente infatti pronto ad esibire i suoi quadri in pubblico e presenta due opere alla mostra annuale della Royal Scottish Academy. Entrambe vengono vendute il primo giorno della mostra e Vettriano riceve immediatamente numerose offerte da varie gallerie artistiche.
Il successo contribuisce al declino del suo primo rapporto coniugale e il pittore decide quindi di trasferirsi a Edimburgo, cambiando anche nome in Vettriano, derivazione dal cognome da nubile della madre, Vettraino, figlia di un emigrante italiano che agli inizi del '900 partì da Belmonte Castello nella Valle di Comino (Frosinone), per andare a lavorare nelle miniere di carbone nel nord della Scozia.


  • Mostre e incassi
Le città di Edimburgo, Londra, Hong Kong, Johannesburg, e New York hanno ospitato numerose sue mostre. I suoi quadri ricordano il genere film noir, spesso con tematiche romantiche e nudi in primo piano.
I suoi lavori sono talvolta stati tacciati di populismo e definiti privi di immaginazione da alcuni critici d'arte.
Vettriano è tuttavia uno dei pittori viventi più venduti internazionalmente.
I suoi originali vengono valutati altissime cifre, ma sembra che le sue riproduzioni guadagnino addirittura di più.
Il quotidiano The Guardian afferma che l'artista incassi 500.000 sterline all'anno in soli diritti d'autore per riproduzioni tipografiche.

La sua opera più famosa, The Singing Butler, ogni anno viene regolarmente riprodotta su biglietti d'auguri in Gran Bretagna e vende più di qualsiasi altro artista. In Italia, molte sue opere sono state riprodotte su copertine di libri di letteratura moderna.


Il 21 aprile 2004 l'opera originale The Singing Butlerè stata venduta all'asta per 744.500 sterline.

Nel novembre 1999, i lavori di Vettriano sono stati esposti per la prima volta a New York, esibiti alla International 20th Century Arts Fair.
Una serie di sue opere è stata venduta per un totale superiore al milione di sterline in agosto 2007.

L'opera più costosa è stata Bluebird at Bonneville, comprata per 468.000 sterline all'asta di Sotheby's tenutasi in Scozia, presso il Gleneagles Hotel.

Vettriano mantiene laboratori d'arte in Scozia, Londra e Nizza. È stato rappresentato dalla Portland Gallery fino al 2007, suoi quadri sono stati acquistati da Jack Nicholson, Sir Alex Ferguson, Sir Tim Rice e Robbie Coltrane e altre importanti personalità. A tutt'oggi sono stati pubblicati cinque volumi sulla sua vita e opere, l'ultimo nel 2008 col titolo Studio Life.




John Currin, 1962 | Pop surrealism painter

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American painter. He completed a BFA at the Carnegie Mellon University in Pittsburgh (1984) and an MFA at Yale University (1986). In his paintings of single or coupled figures Currin confronts his own desires and subjectivity, however unsophisticated, as well as a certain view of painting as a medium that in the late 20th century has become inherently kitsch.







The wilfully degraded references to traditions from high culture are magnified by his custom of working to the small dimensions of conventional easel paintings.
His subjects take the form of bland, caricatured portraits that picture a strange, his women idealised in a manner that combines classical gravity and grace with crude pin-up voluptuousness, his males emasculated, their most striking quality a foppish femininity reflected from their female companions.





Although flaunting bad taste, his works are given depth by his broadly handled painterly technique, often recalling that of French painters such as Edouard Manet and Camille Corot: the typically large-breasted Big Lady (1993; Rivendell Col., on permanent loan to Annandale-on-Hudson, NY, Bard Col., Cent. Cur. Stud.), recalls the tonal palette and handling of the latter.
Other works make similarly uncomplicated references; Portrait (1993; Paris, R. Vifian Priv. Col.) evokes El Greco, whilst the overtly saccharine Entertaining with Mr. Acker Bilk (1995; Seattle, Donald Young Gal.) suggests the Rococo gaiety of François Boucher and Jean-Honoré Fragonard.
He describes his subtle stylistic plundering as mannerist, rather than ironic, distancing his works from the socio-political involvement of many of his contemporaries. | © Tate Gallery






























John Currin, pittore Statunitense, nato a Boulder, Colorado nel 1962, ma cresciuto in Connecticut, si laurea alla scuola d’arte della Yale University nel 1986.
Attualmente vive ed opera a New York ed è considerato uno dei maggiori artisti contemporanei.
Abilissimo artista, la cui tecnica pittorica richiama quella “classica”, basa le proprie opere su una vasta gamma di influenze culturali: ispirandosi principalmente ai maestri del Rinascimento europeo e del primo manierismo, rivisti con l’occhio della cultura pop americana.
E’ uno dei pittori viventi più quotati -nel 2002, Sotheby’s ha battuto una sua opera del 1989 a 427.000 dollari.





Jack Vettriano | The Singing Butler | Art in Detail

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The Singing Butler byJack Vettriano is one such image which is now one of the most famous paintings of the last decade.
Few would not recognise the elegant sweep of limbs and the romantic theme of lovers dancing the night away in each other’s arms and this picture more than any other contemporary painting has captured the hearts and imagination of the public.

Jack Vettriano contemplates his 1992 painting The Singing Butler at the Aberdeen Art Gallery, in Scotland


It is reported that in sales of postcards and prints of his work, Vettriano outsells every other artist, including Monet!

The Singing Butler is his most popular painting and it is perhaps plausible to suggest that this picture is among the most popular paintings in the Britain.

Vettriano’s work is resonant of the golden age of cinema, of jazz music and the nostalgia of the 1950s. His figures are the epitome of Hollywood glamour, the Goddesses of celluloid and the sex symbols of Rock and Roll.
Although he refutes suggestion that he is a connoisseur of old movies, the romantic atmosphere of his paintings is no less powerful than the best of cinema.
His suave gentlemen in top hats and Panamas resemble the likes of Clark Gable or Frank Sinatra, whilst his long-legged ladies have the chic grace and sex appeal of Joan Crawford or Jane Russell, sweeping through his canvases like the most proficient of ball-room dancers. Vettriano's work has been compared to that of the American Edward Hoppner and like Hopper, his paintings suggest a narrative like a snapshot taken from a film.
Thus in The Singing Butler the spectator is left to imagine what circumstances have lead these decadent lovers and their attendants to dance in the wet sand. Formality and restraint are flung to the wind as the dancers whirl, barefoot or in expensive leather shoes whilst the first drops of an approaching storm begin to trouble the butler and maid.
The painting is one of enigma and suggestion, the faces are either turned away, obscured or blurred suggesting that they are not specific identities but figures that we can all impose our own selves into. The song of the eponymous butler is not hinted at, although we can assume that it is a romantic.
A parallel can also be found with Vettriano and the work of the Hungarian photographer Brasaiï who also explored the powerful sexual and romantic ambiguities of figure groups in his elegant images of Parisian life.
There is also a suggestion of the work of the Nineteenth Century artist Eugene Boudin in the expansive beaches and elegant dressed, but wind-swept figures.

Jack Vettriano | The singing butler - A retrospective sketch
Jack Vettriano | Study for The Singing Butler



As has been noted 'Life indoors is a peepshow played out by characters caught up in some shadowy limbo. Or out in an infinity of open space, small dramas tease and unravel. Passion, desire, threat, seduction and betrayal stalk boundaries between virtue and vice. 
There is an adoration of women and an indulgence of men, an acknowledgement of weakness and corruption, but neither censure or approval. The ringmaster musters his cast, cracks his whip, and ritual dances begin'. (W Gordon Smith, Fallen Angels; Paintings by Jack Vettriano, 1994, pg. 6)

In 1991, The Singing Butler was exhibited at the Solstice Gallery in Edinburgh during the Edinburgh Festival. This was only three years after Vettriano had exhibited his first pictures at the Royal Scottish Academy. The exhibition was a great success and led in 1992 to the artist's first solo exhibition, which was a sell-out. Whilst other contemporary artists have hit the headlines for their controversial subject matter or methods of working,
The Singing Butler has retained its appeal as an image which defies the movement towards ugliness. His success has been gradual and although the art critics have shown a reticence to accept his work, his popularity among the public and collectors has experienced an enormous rise in the last few years.
It is his romantic approach to art that has made Vettriano one of the most collectible of artists and certainly Scotland's favourite modern painter.
Last year the small oil study for The Singing Butler was sold by Sotheby’s at Gleneagles Hotel. | © Sotheby’s

E 'l'approccio romantico all'arte che ha reso Jack Vettriano, uno degli artisti più collezionati e di certo il pittore moderno più preferito della Scozia.
"Il maggiordomo cantante", venduto all'asta di Sotheby's il 21 aprile 2004 per £744, 800 sterline, è largo 70 centimetri e c’è una coppia in abiti da sera che balla leggiadramente su una battigia sotto un cielo fosco e nuvoloso, protetta da una cameriera e un maggiordomo che reggono due ombrelli sulle loro teste.
Il maggiordomo, un po’ ingobbito, misteriosamente, e ha il volto nascosto, come quelli degli altri personaggi, canta “Fly me to the moon”.
Jack Vettriano è il pittore vivente più venduto e riprodotto al mondo. Si calcola che siano stati venduti tre milioni di poster e stampe dei suoi quadri. 
Il suo successo è planetario e la sua popolarità ha superato rapidamente la sua notorietà: le sue opere stavano nelle case di mezzo mondo ma pochissimi conoscevano il suo nome. Da anni con i suoi quadri sono state stampate centinaia di migliaia di cartoline, poster, oggetti, persino ombrelli. 
Anche in Italia lo hanno usato per le copertine dei loro libri Adelphi, Sellerio e Rizzoli, e si vendono anche qui libri, calendari e poster.


Massimo Fedele, 1964 | Abstract Figurative painter /sculptor

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Massimo Fedele was born in Turin, Italy. After a few months his family moved to Apulia, in San Vito dei Normanni (Brindisi) where he still lives and works. After obtaining a diploma from the local Technical and Commercial Institute, he realised he was not on the right track.





At the age of 23 he started attending Master Filippo Cacace’s studio in Bari, where he learned Renaissance, Baroque and Impressionism painting techniques and created numerous copies of the great masters of the past.
For a long time he worked on commissions for collectors and churches in Brindisi province, until he lost his motivation and started on a more personal quest.
He broke away from figurative realism and became increasingly abstract and introspective.
He introduced the use of materials such as plastics, enamels and fibreglass to his work, while research became his new stimulus which he still pursues.













































































Massimo Fedele è un pittore e scultore Italiano.
Formatosi a bottega presso il pittore barese Filippo Cacace, dall'età di 23 anni, Fedele ha conquistato fama e notorietà grazie all'esecuzione di varie pregevoli opere eseguite su commissione in alcune chiese della città dove vive e opera, San Vito dei Normanni (Br), nella Basilica di Santa Maria della Vittoria, nella Chiesa dell’Immacolata e nella Chiesa di Santa Rita, e presso Santa Maria del Soccorso in Carovigno (Br), dove campeggia una splendida Via Crucis (quattordici tele delle dimensioni di 2 metri per 1,20 metri), ispirata alla omonima opera di Giandomenico Tiepolo.
Nel 2014, Massimo Fedele si è conquistato un prezioso primo posto per la pittura al “Premio Napoli per l’arte contemporanea 2014” con la sua “Malafemmena”.














Ippolito Caffi | Romantic / Visionary Landscape painter

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Italian painter Ippolito Coffi (1809-1866) was the most modern and original architectural subjects, seascapes and urban vedute artist of his time, and his paintings are so special in immortalising the soul of the places and peoples he encountered during his many trips.

For biographical notes -in english and italian- and other works by Ippolito Caffi see part 1.
















































Charles-Clos Olsommer | Symbolist / Art Nouveau painter

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Of French origin, Charles-Clos Olsommer (born March 17, 1883 in Neuchâtel, Switzerland died June 3, 1966) in Sierre, Switzerland, is naturalized in Neuchâtel in 1899.
He studied painting at the Art School in La Chaux-de-Fonds from 1901 to 1902 Professor Charles L'Eplattenier.
He attended the Kunstgewerbeschule in Munich (1902-1903) and the School of Fine Arts of Geneva (1904-1905). He settled permanently in Veyras in 1912. He created there, in a style out of common, the totality of his works.






His models are mostly members of his family, his mother, his father, his wife and children Veska. He also painted portraits of old men in the region and many self-portraits.
Influenced by symbolism and the Art Nouveau movement, his work is displayed to full advantage in the place where it was created.
































David Farres, 1955 | Portrait / Figurative / Cityscape painter

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David Farrés Calvo was born in Badalona, Barcellona, Spain.
"David Farrés trained in the studio of renowned painter Manuel Sanchez Almendros (director of the Academy longed Mediterranean in Barcelona who founded the failed Joaquim Torrents Lladó).
It belongs to the "Cercle Artistic de Sant Lluc" of Barcelona, founded in 1893 Great artists have been associated with this circle as Joan Miró and Antoni Gaudi.
He has work in Spain, Mexico, Italy, Finland, Phoenix, Miami, London, New York, Netherlands. His main aim to provide an overview of the cutting edge technique respecting classical painters he admired.




His works with citizen views (mainly Barcelona) highlights the accurate drawing with a lovely way to treat the matter as to maintain the work in a picture plane away from the purely photographic voluntat. In portraits, people naked is where the greatest freedom of style is appreciated and reveals the connection of art and happiness.
Always the concern that the strokes invite the viewer's gaze to a suggestive and interesting tour Maximum demand to improve in every way (technical, artistic, creative, etc.).. - My real desire is to do good, and when you have this in mind everything else is tight ... - Antonio Lopez





































































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